Una dieta sana non segue le mode
La celiachia è una patologia ad ampia diffusione (si stima ne sia affetto circa l’1% della popolazione) e ancora sotto-diagnosticata (su 600.000 casi attesi in Italia quelli realmente diagnosticati sono solo 190.000).
Se ne parla sempre di più perché l’aumento di attenzione sull’argomento (e il conseguente lento incremento dei casi diagnosticati) ha portato la necessità di garantire la disponibilità di prodotti, cucine e ambienti dove chi ne ha bisogno possa seguire una dieta senza glutine.
Per il celiaco la dieta senza glutine è da considerarsi un salva-vita, in considerazione delle molteplici e anche gravi conseguenze che il glutine può causare.
Ma negli anni si è assistito ad una aggressiva campagna pubblicitaria che ha diffuso la convinzione, che non ha alcuna dimostrazione scientifica, che il glutine sia dannoso anche per chi celiaco non è.
La pubblicità (ingannevole) e le mode alimentari (ancora più ingannevoli) tendono a farci pensare che ogni prodotto gluten free sia sano e dietetico: in realtà i prodotti commercializzati gluten free sono soprattutto prodotti industriali da forno e possono causare tutti i danni connessi a un eccesso del loro consumo; in questo modo l’intento salutista viene vanificato dal consumo di cibo spazzatura o alimenti fortemente industrializzati.
I prodotti senza glutine sono dannosi per chi è sano
Inoltre i prodotti senza glutine presentano un maggiore indice glicemico.
L’indice glicemico è un parametro che indica la velocità con cui aumenta la concentrazione di glucosio nel sangue dopo l’assunzione di 50 grammi di carboidrati. Insieme al carico glicemico, ovvero la quantità di carboidrati assunti, è responsabile dell’accumularsi di calorie nel nostro organismo. In altre parole, più alto è l’indice glicemico di un alimento maggiore sarà l’accumulo di calorie in eccesso.
Ciò significa che tali prodotti aumentano il rischio di obesità e possono quindi essere pericolosi anche per i bambini.
La diagnosi della celiachia possibile anche senza biopsia?
A tale proposito recentemente si è parlato di diagnosi di celiachia che, dicono i ricercatori europei, può essere fatta senza istologia in un “numero significativo” di bambini.
Marjolijn Landman del Maasstad Ziekenhuis di Rotterdam e colleghi hanno valutato l’effetto dell’attuazione delle linee guida 2012 della Società Europea per la Gastroenterologia Pediatrica, l’Epatologia e la Nutrizione (Espghan) e l’algoritmo diagnostico per una diagnosi di celiachia in 253 bambini (età media 6,6 anni, per il 59% ragazze ) in Olanda.
Le linee guida affermano che la biopsia – attuale gold standard – potrebbe essere evitata nei bambini che soddisfano criteri specifici.
In particolare la biopsia potrebbe essere omessa nei bambini sintomatici con anticorpi anti-transglutaminasi tissutale (IgA-tTG) superiori di 10 volte il limite della norma, con anticorpi anti-endomisio (Ema) e marcatori genetici predisponenti (Hla Dq2/8). Nei bambini asintomatici a maggior rischio di celiachia, la diagnosi si basa su sierologia e istologia positive.
Dati in parte contestati da altri studi americani ma è aperto a tal proposito il dibattito. Rimane il fatto che sul tema sono molte le ricerche in corso.
Credits: Arch Dis Child 2019